Eugenetica oggi

15 04 2011

L’eugenetica fa riferimento allo studio dei metodi volti al perfezionamento della specie umana attraverso la selezione di caratteri ritenuti positivi (eugenetica positiva) e la soppressione di quelli negativi (eugenetica negativa). Questo avviene per piante e animali mediante selezione dei caratteri germinali postivi basati sulla genetica mendeliana, oppure (talvolta solo potenzialmente) attraverso le nuove biotecnologie. Nel linguaggio comune, l’eugenetica si confonde con la sua interpretazione peggiore, la quale ipotizza la selezione di una razza “pura” come soluzione sociale, politica ed economica. Al giorno d’oggi, grazie ai progressi tecno-scientifici, l’eugenetica si sta riproponendo. La possibilità di individuare malattie in fase precocissima dello stadio embrionale tramite la diagnosi preimpianto e gli avanzamenti nella conoscenza e l’affinamento dell’ingegneria genetica permettono di selezionare gli embrioni impiantabili e ipoteticamnte modificarli per sopprimere l’espressione della malattia.

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L’eugenetica sembra lontana anni luce dal pensiero contemporaneo. Tuttavia, basta citare la quasi contemporanea Svezia social-democratica per far crollare quest’idillio. Nel modello svedese, dal 1932 al 1976 – anno di abolizione della legge – si sono effettuate oltre 60000 sterilizzazioni con l’intento di eliminare la capacità riproduttiva delle persone “difettose”. Benché sottoscritta, la sterilizzazione non era spontaneamente volontaria; le persone soggette subivano molte forme di pressione da medici e assistenti sociali, che ad esempio garantivano sostegno e assistenza per la povertà solo in caso di intervento. Non trascurabile in tal senso la propaganda eugenetiche promossa dagli stessi premi Nobel (coniugi) Myrdal.

Altro caso sconvolgente riguarda la politica made in USA che dal 1903 al 1973 autorizzò la sterilizzazione coatta di pazienti psichiatrici, condannati per crimini sessuali, epilettici, alcolisti, malati cronici,  etc. Da un articolo tratto da “Il Manifesto” del 6 Febbraio 2001 si legge che gli USA furono il primo paese al mondo a legalizzare la sterilizzazione a finalità eugenetiche per un per un primo conto di  8000 uomini e 16000 donne sterilizzate solo nello stato della Virginia. Lo stesso articolo cita nomi quali Osborn, Roosvelt, Morgan, Vanberbilt e Harriman come promotori e/o silenziosi consenzienti di tale politica.

Nel 1979 la Cina emana la “Legge eugenetica e protezione salute” per il controllo demografico, prevedendo cha una coppia possa avere più di un figlio e la tassa per il secondo figlio è tre volte il reddito annuo della coppia. Le donne che si rifiutano vengono arrestate, fatte abortire e sterilizzate; rischiano di perdere il lavoro, essere isolate dalla società e rifiutate dai parenti. Molto spesso quindi i bambini non vengono registrati all’anagrafe risultando inesistenti.

In Spagna, dal 1994 si promulga una legge per la sterilizzazione coatta dei malati psichici. In Giappone dal 1948 al 1996 (anno della cessazione della legge) sono state sterilizzate 65200 donne handicappate. In Austria, dove non ci sono leggi vigenti in tal senso, il 75% delle donne con handicap viene normalmente sterilizzato.

In Brasile al 45% delle donne sono state legate le tube con il sostegno finanziario USA e delle istituzioni quali l’International Planned Parenthood Federation, il Population Council, l’International Federation for Family Life Promotion, la Ford Foundation, la Rockefeller Foundation e la Banca mondiale per un totale di 32 milioni di dollari e 7 milioni e mezzo di donne sterilizzate in 5 anni.

In Perù più di 300.000 donne sono state sottoposte a sterilizzazione forzata dal 1996 al 2000 durante il secondo governo dell’ex presidente Alberto Fujimori.

Il Centro per i diritti alla Riproduzione (CRR) di New York ha pubblicato un rapporto sulla sterilizzazione forzata di 110 zingare in Slovacchia dal 1989 ad oggi. La Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani (CCIODH) segnala in Chiapas il sequestro di bambini indigeni e la sterilizzazione forzata di donne nelle zone con forte presenza dell’esercito. Il direttore di Pro-Vida, Jorge Serrano Limon, ha documentato nel 1996 più di 300 casi di sterilizzazione forzata effettuati in istituti medici governativi.

Lo stesso Frederick Osborn, esponente del movimento eugenetico americano nel ’56 riconobbe che : «La parola eugenetica è caduta in disgrazia in alcuni ambienti», e propone di mirare a una «selezione volontaria inconsapevole», modificando il linguaggio politico del movimento eugenetico. «Smettiamo di dire alle persone che hanno una qualità genetica inferiore, perché esse non accetteranno mai. Ma fondiamo le nostre proposte sulla desiderabilità di avere figli che nascano in case dove avranno una cura responsabile e affettuosa, e forse le nostre proposte saranno accettate» (in R. Cascioli – A. Gaspari, Le bugie degli ambientalisti, Piemme 2004, pp. 30-31).

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Queste informazioni, insomma, non lasciano trapelare niente di buono. Anzi sono testimonianza di un’espressione filosofico-morale che affonda le radici in quella che è l’interpretazione estrema (nazista) dell’eugenetica stessa. Tuttavia, considerata da un’altra prospettiva l’eugenetica potrebbe avere sfumature inaspettate. Parte della grande classe delle procedure eugenetiche è infatti riservata alle terapie geniche, frutto di ricerche biotecnologiche focalizzate sul migliorare la qualità della vita e della salute. Viste le politiche internazionali degli ultimi periodi non dovrebbe stupire che il 20-21 Febbraio 2009 il Vaticano ha promosso un congresso sul ”Le nuove frontiere della genetiche e eugenetica”. Monsignor Rino Fisichella, partecipante al congresso, anticipa che tale tematica sarà sempre più costante nella medicina, soprattutto dopo il lavoro svolto da F.Collins circa lo Human Genome Database. Questo è una mappatura di migliaia di geni che permette di conoscere quali tra questi sono portatori di malattie e quindi intervenire concretamente il superamento della patologia ereditaria. Allo stesso congresso il prof. Roberto Adorno dell’Institut fur Biomedizinische Ethik dell’Università di Zurigo afferma la stessa diagnosi preimpianto (PGD) è finalizzata alla selezione di embrioni (quindi alla selezione umana) e lo scarto di quelli deboli e malati. Da qui nasce poi il dibattito sull’interpretazione degli embrioni come già individui meramente strumentalizzati, e sull’interpretazione del processo procreativo umano come <<processo riproduttivo e sottoposto a controllo di qualità simile a quello della produzione delle cose>>.

 Al di fuori del congresso, Citando Julian Savulescu, ex editore del Journal of Medical Ethics, professore all’Università di Oxford e direttore dell’ Oxford Uehiro Centre for Pratical Ethics, si dovrebbe avere <<L’obbligo morale>> di prevenire le malattie, e sfruttare la potenziale manipolazione di caratteristiche quali memoria, temperamento, aggressività: cioè tutte caratteristiche aventi basi biologiche che darebbero all’individuo le opportunità per una vita migliore. Letteralmente <<L’eugenetica moderna è volontaria, e dà alle coppie la scelta circa quale bambino avere, e a quel figlio le migliori opportunità di una vita felice>>.

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Sembra fantascienza, ma qua è necessario fare uno zoom nella vita di chi vi è addentro. Le argomentazione che tutte le volte scaturiscono dal dibattito sono logiche e coerenti. Le argomentazioni pro ribattono che le ricerche in questo senso hanno il fine di impedire che il nascituro sia affetto da orribile malattie, e che passi il resto della sua vita sul letto di un ospedale, o completamente privo di intendere e volere. Queste sofferenze sono ben note a chi ha trascorso la vita accanto a persone ad esempio con talassemia, distrofia muscolare o fibrosi cistica. Non si sta parlando di non amare figli con handicap più o meno gravi: quando i figli ci sono, i genitori dovrebbero amarli a prescindere dal loro stato di salute, bellezza e intelligenza.

Quello che ne deriva è una serie di implicazioni etiche: come si possono condannare due genitori che non vogliono vedere il loro figlio soffrire? I genitori hanno il diritto di preferire un figlio sano ad uno malato? I medici hanno il diritto di studiare, manipolare, modificare cellule embrionali? Chi ha il diritto di scegliere se e quali embrioni impiantare? E scegliere quali invece scartare? Si può scartare un embrione? Come condannare due genitori che non se la sentono di attaccarlo ad un respiratore e a un sondino naso gastrico a soli 2 mesi di vita? E’ forse una forma di egoismo da parte dei genitori? O di amore?  Cosa succede quando poi scoprono che mettere al mondo un bambino equivale a condannarlo ad una vita dolorosa, di sofferenza, su un letto di ospedale, non in grado di muovere un minimo muscolo, o costretto a trasfusioni ogni due settimane per tutto il resto della vita?

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E soprattutto, l’uomo ha il diritto di dare una spinta all’evoluzione umana?

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Quello che spaventa di tutto ciò è la possibilità di “lasciarsi prendere la mano” e finire col progettare bambini in provetta.  La deriva della nuova genetica/eugenetica potrebbe sconfinare in quella già passata (e attuale!), dove le persone non sono più considerate come individui ma come profili genetici. <<Potrebbe emergere la tendenza ad esaurire i molteplici profili dell’identità individuale nel solo patrimonio genetico, dando luogo, in una sorta di nuova “pre-determinaziona lombrosiana”, ad un determinismo biologico o fatalismo genetico che non lascerebbe alcuno spazio al ruolo della volontà individuale ed alla configurazione del soggetto come agente morale attivo e responsabile>> [Carlo Casonato,(2004) Humanitas]. Si creerebbero allora le “classi genetiche” di quelli buoni, quelli da scartare, gli intelligenti, i matematicamente più adatti, i belli, i brutti, i delinquenti, gli inadatti e i delinquenti.  Classificazione fatta semplicemente valutando uno pseudo pedigree genetico. Questo perché tali teorie si basano sull’esclusività del potere genetico. Nel senso che affidano esclusivamente ai geni e alla codifica del DNA il potere di “creare” un individuo. Lo sviluppo di questa forma mentis nega la possibilità della “formazione” di un individuo, classificandolo già prima della nascita. La teoria dell’evoluzione di Darwin cessa di essere una teoria per divenire un assioma, automaticamente scartando l’alternativa di Lamarck per cui l’evoluzione è l’adattamento della specie all’ambiente. Per questa teoria non avrebbe più senso parlare dei geni come unici portavoce dell’individualità della persona. Si avrebbe pertanto un connubio, una sinergia, una sorta di “comunicazione” tra geni e ambiente. Dove sia l’eredità genetica che l’ambiente di sviluppo hanno lo stesso peso nello sviluppo dell’individuo. Per dirla in parole semplici: il figlio di un ladro non diventerà esso stesso un ladro se prelevato alla nascita e fatto crescere in un altro tipo di ambiente. Viceversa,  le persone sono spesso portate a determinati atteggiamenti perché “costrette” o comunque dirottate dall’ambiente socio-culturale in cui crescono.